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Proto-450x450

La fine del 2012 vide zampillare splendore post-punk come raramente capita. La fonte d’eterna libidine tragica si chiamava Protomartyr, austeri fin dal nome che richiama il primo martire della Chiesa Universale. Roba che scotta, come le confessioni proibite di una monaca adolescente o Mark E. Smith che tira una bottiglia in testa ai Mammata & Sorrata.

Insomma, nel corso dell’anno passato gli ascolti si sono accumulati, legna da ardere su fuoco che arde, con la montante certezza che lo scorso “No Passion All Technique” sarà tra i pochi fortunati LP a non finire sul banco del rigattiere quando non avrai più i soldi per pagare la Tares, Imu, LSD, Aiz. La grande bellezza è sdraiata tra quei solchi, non sulle labbra sghembe d’un regista d’una crazy country mabbafancul.

Ora fibrillo, perché il primissimo martire, il più dritto di Detroit - ma forse anche chissà magari un qualsiasi paesiello UK ‘76 - sta per tornare a testimoniare il verbo “spaccare”. La discesa in terrà avverrà in aprile, su HARDLY ART, con il secondo album “Under Color of Official Right“, registrato in una settimana con l’ausilio di Bill Skibbe e Jessica Ruffins (Six Organs of Admittance, Wolf Eyes, French Toast, Sea and Cake…).

A dare man forte a queste mie parole dissennate arriva l’anteprima, maestosa come festa di compleanno in una discarica. Zero allegria.

 

FB: https://www.facebook.com/protomartyr

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