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(Vom) Kernel. Già, sono gli stessi Kernel che ormai dieci anni fa suonavano un hardcore punk su cui non mi pronuncio. Con moderata sorpresa me li ritrovo nel 2009 in veste semi-thrash metal. Lo dico da subito. Sono spanne meglio di un tempo, in questa cupa incarnazione. L’apertura affidata a “Child” è precisa e poderosa, con un drumming non fantasioso ma comunque millimetrico ed efficace, riff strappacuore ed assoli creativi . Il tachimetro indica velocità discrete ed il loro metal cimiteriale mi ricorda i Coroner o, inevitabile, gli Slayer. L’intero disco è una buona prova, in bilico tra tradizione e staccati mosh e cadenzati (purtroppo) memori di una tradizione tardo anni 90. Se confrontati ad altre formazioni italiane non posso che riconoscere loro il merito di non essere saliti sul carrozzone del thrash for fun, che ora spopola tra grandi e piccini. Non si parla di birra e l’entroterra hardcore risulta evidente dai temi trattati e dalla scelta di includere due brani nella nostra lingua. Inizia ora la nota dolente. Il cantato. Un growling costante, uno sforzo troppo palese ed innaturale, unito ad una pronuncia dell’inglese che bisognerebbe assolutamente perfezionare. Per questo motivo “Falsi liberi” e “Il mio destino”, le canzoni in italiano, sono da considerare germogli di cui i Kernel si devono prendere cura, per distinguersi e possibilmente aprire una nuova via, a patto che ai testi ci si dedichi con maggiore attenzione, evitando frasi che ora come ora paiono haiku esistenzialisti da oratorio. Luci ed ombre, certo, ma degli ascolti “Servant Of God” li merita comunque.
Contatti:
http://www.myspace.com/kernelthrash