• 17
  • Nov

(Vom) Dico sin da subito che la proposta di questo duo romano possiede indubbie qualità e offre all’ascoltatore interessanti soluzioni melodiche, ma letta con l’ottica critica di chi predilige una maggiore spericolatezza, i modelli di riferimento non vengono più di tanto stravolti in nome della ricerca. Sono gli stessi Wheelman On Bushpig a dichiarare amore per i primi anni novanta, quelli dell’industrial e del guitar rock da classifica, leggasi N.I.N. ed Alice In Chains, e risulta lampante sin dalla prima traccia, up-tempo e rumore che danno forma a “Smoky scream”. Il gelo della batteria, secca e puntuale, contrappuntata da percussioni elettroniche, ben si sposa con la sofferenza cantata, più Kurt che Layne. Con “At my grace” però incomincia il turno di notte. Dimessi e con piedi strascicati ci si lascia travolgere dall’alienante macchina a controllo numerico. Synth pop che ci accompagna verso l’inevitabile black hole sun. La calma inquieta dura giusto pochi minuti, il tempo necessario affinché il cyber radiofonico alzi di prepotenza il capo, accattivante nel suo dispensare ansie al metronomo. Lo sferragliare dei due brani in chiusura, canone pop-industrial al quale è difficile non pagare pegno, è frutto saporito ma tardivo, forse colpevole di non avere un distintivo gusto proprio; troppi incroci e troppo evidenti le orme dei padri. La maggior forza dei Wheelman On Bushpig è nell’introspezione e nella chirurgica quiete della già citata “At my grace”.

http://www.myspace.com/wheelmanonbushpig

» Both comments and pings are currently closed.

Comments are closed.