- 06
- Ott
(Vom) Come si può iniziare malissimo una bella mattinata autunnale? Ma ovvio, ascoltando una valanga di spazzatura, inviatami da etichette che contribuiscono senza criterio ad inquinare l’ecosistema musicale.
Wolverine Records. Oddio, che senso ha che cerchi di trovare parole giuste o mi sforzi di spiegare cosa faccia il tale o il tal’altro gruppo, quando sono tutti favolosamente cremabili? Se non scrivi nulla vieni sommerso da e-mail in cui te ne vien chiesto il motivo, se sei schietto e dai alla cenere quello che è della cenere si offendono e ti riempiono di lettere minatorie. Non potete farvi bastare il silenzio? Se nessuno parla del vostro gruppo, un motivo ci sarà : fa schifo! Ma voi volete parole? E allora abbiatevele. Poche, ma non buone.
Strawberry Blondes
Encefalogramma piatto. Di buono hanno che non nascondono certo le loro colte influenze, quindi vai di magliette Lars Frederiksen e Unseen. Un cd che ha molta meno dignità di un qualsiasi Elvis impersonator. Rancid suonati da gente che a mala pena sa imbracciare uno strumento. Giretti ricercatissimi al pari del jingle della Barilla con il flauto dolce. Vi chiedete quali siano le parole utilizzate per chiudere le rime? Immaginatevele, tenendo conto che tutte girano attorno alla riottosissima revolution. Come se non bastasse ogni tanto si concedono un po’ di ska/rock steady scalcinato. Grande imbarazzo.
Ramouns (la dieresi sulla A mettetecela voi)
Un’idea che qualsiasi undicenne ha avuto e, soprattutto, messo in pratica. Questi bruttissimi tedeschi, vestiti, ça va sans dire, come i fratellini del 1-2-3-4, propongono un the best of dei Beach Boys suonandolo come avrebbero fatto i Ramones sul letto di morte. Non fatemi dire altro. Altro.
V.A. – Saints And Sinners
Non so dove abbiano visto i santi. Compilation con il meglio del peggio della Wolverine. Era impresa ardua infilare 21 tracce una più deplorevole dell’altra, ma i nostri prodi ce l’hanno fatta. Ci sono gruppi psychobilly che suonano psychobilly, punk rockers dell’asilo nido e, per non farsi mancare nulla, anche degli esecutori di ska letale. Non faccio nomi, dato che non avrebbe senso. Cito però la ciliegina su questa torta di letame: tali Turbonegra (sic!), gruppo di ragazze (sic!) che coverizzano i demoni del denim, con coretti privi di grazia e tamburelli. Spero che Max Hardcore esca presto dal carcere: ha ancora tanto lavoro da fare.
V.A. – Paid In Black vol. 2 – A tribute to Johnny Cash
Un tributo, ovvero quando non si sa dove andare a parare oppure si spera in facili guadagni exploitando qualche icona sdoganata anche tra il grande pubblico. Quel “volume 2†ci suggerisce l’esistenza di un vol.1, perché l’inutilità ha sempre, come minimo, una sorella gemella. Della percentuale bassissima di compilation tributo veramente degne di esistere siamo quasi tutti a conoscenza. Dell’enorme difficoltà di riprodurre in qualsivoglia maniera il pathos di una canzone di Cash non c’è bisogno di dibattere. Ecco quindi che questo CD risulta nient’altro che un compitino psycho/horror/billy scontato, eseguito da alunni devoti ma, quando va bene, ammantati nient’altro che di aurea mediocritas. E’ brutale liquidare così un disco che in fondo non è del tutto spregevole, ma, vi assicuro, mai e poi mai mi verrà voglia di ascoltarmi una “Sea of heartbreak†reinterpretata da Zombina & The Skeletons, ad esempio. Lasciate stare.
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